Cinquanta smagliature di Gina by Rossella Calabrò

Cinquanta smagliature di Gina by Rossella Calabrò

autore:Rossella Calabrò [Calabrò, Rossella]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Sperling & Kupfer
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Smagliatura n. 27

Lo sport

I neuroni deputati a gestire la comunicazione tra mente e corpo si chiamano motoneuroni.

Ad alcune Gine, compresa la sottoscritta, si sono dimenticati di metterli nel pentolone del dienneà.

«Ali di pipistrello, code di lucertola, denti di drago; e i motoneuroni?»

«Occazzo, son finiti.»

«Eh, vabbè, queste qui saranno delle gatte di marmo, pazienza, dai.»

«Ooocchèi, invia.»

«Fatto.»

«Like?»

«Mica tanto.»

«La perfezione è una cazzata, lo dicono anche qua nell’Introduzione.»

«Ah, be’, allora.»

A qualunque corso ci iscriviamo, noi Gine risultiamo immancabilmente le più citate. Il nostro nome echeggia glorioso nella palestra come esempio di movimenti sbagliati.

«Ecco, la vedete la Gina? Osservatela bene, la Giiina, perché fa e-sat-ta-men-te quello che non va fatto. Fate il contrario di quello che fa lei, e andrete alla grande.»

Come esempio negativo, siamo le prime della classe.

Il problema principale è che non abbiamo ancora imparato a distinguere la destra dalla sinistra. Quando le lezioni si svolgono davanti a uno specchio, i neuroni si impiccano attorcigliandosi un capello intorno al collo e poi gettandosi a capofitto giù dal cranio.

Magari (magari, eh) con il tempo questa cosa della destra e della sinistra migliora un po’.

Ma ecco che irrompe nella nostra vita di Gine un’altra devastante sfida: la coordinazione tra gambe e braccia.

Allora, occorre sapere che, siccome quando siamo nate di motoneuroni ce n’erano pochissimi da distribuire, per risparmiare ci è stato assegnato un solo neurone che si occupasse di braccia e gambe al tempo stesso. Così, se non stiamo attente, mentre ci grattiamo un gomito è probabile che ci grattiamo anche un ginocchio o mentre volteggiamo sui pattini può darsi che le mani si infilino nel freezer e scivolino leggiadre sul merluzzo surgelato.

Un altro handicap di noi Gine poco dotate per lo sport è la cosiddetta «grinta».

La grinta noi ce l’abbiamo quando si tratta di accaparrarci un paio di stivali all’outlet o quando c’è da fare un culo così al nostro Gigio ma, se si tratta per esempio di mandare una palla dall’altra parte di una rete da pallavolo, veniamo prese da un senso dell’assurdo che ci paralizza i bicipiti. Che ci frega di lanciare ’sta palla? Tanto poi, quando arriva di là, c’è qualcuno che la rimanda subito di qua.

Lo stesso per lo sci, tanto per dirne un’altra. Che senso ha sbattersi come delle pazze per arrivare vive a valle, se poi ci tocca salire sullo skilift che ci riporta su e affrontare di nuovo quell’incubo?

Che significato attribuire a un’ora passata tentando di annaspare da un lato all’altro di una piscina senza arrivare mai da nessuna parte, oltretutto indossando cuffie di silicone che ci fanno sembrare calve come delle foche monache?

Come giustificare l’imbarazzante situazione che ci vede sdraiate su un lettino mentre un fighissimo istruttore di pilates ci dice di fare delle cose mentre noi ne vorremmo fare delle altre che non si possono dire?

E comunque, lo scrivono anche le riviste mediche, lo sport dopo i quaranta, se non si è mai fatto prima, fa malissimo. Quell’altra cosa là, invece, fa sempre bene.



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